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Still Life Remix / July 3 to October 4, 2015



In occasione di EXPO2015 Antinori Art Project presenta Still-life Remix una mostra che riunisce i lavori di ventisei artisti contemporanei, internazionali e italiani, che interrogano le possibilità espressive della natura morta contemporanea. Opere fotografiche, scultoree, pittoriche e video  colgono il passare del tempo attraverso la rappresentazione visiva di un impossibile equilibrio tra naturale e artificiale.

La mostra presenta classiche nature morte (still lives) in cui fiori e frutti, riprodotti insieme a prede di caccia, in composizioni prive della presenza di esseri umani, arricchite da oggetti simbolici come teschi, perle, libri o strumenti per la misurazione del tempo, rappresentano un monito alla fragilità della bellezza e all’inevitabilità della morte. Affiancando opere di artisti emergenti al lavoro di figure di spicco nel campo dell’arte contemporanea, la mostra interroga come nella società delle immagini digitali e del bombardamento mediatico delle multinazionali del cibo, gli artisti siano ancora interessati al genere della Natura Morta.

I lavori dimostrano come i valori della composizione e dell’equilibrio cromatico siano reinventati e completamente trasformati con irriverente immaginazione per catturare il passare del tempo in una singola immagine. Così, ad esempio, il wall-painting creato appositamente da Nicolas Party crea una surreale immagine di natura morta, in cui giganti frutti dai colori artificiali portano il pubblico in un mondo onorico e infantile, mentre le immagini di Wolfgang Tillmans dimostrano come il genere della natura morta si sia trasformato catturando la quotidianità e i residui della presenza umana sullo spazio. I lavori video e fotografici di Ori Gersht mostrano l’imprescindibile legame tra violenza e bellezza attraverso l’improvvisa esplosione di nature morte che sembrano uscite dalla migliore pittura fiamminga del ‘600. Hans Peter Feldmann crea un tableau vivant di piccoli vasi di fiori finti sottolineando la natura pittorica degli oggetti che ci circondano, mentre due talenti emergenti come Santo Tolone ed Elisa Strinna si riappropriano invece con ironia di un’iconografia classica per trasformarla in cosa altra. Le nature morte di Matt Collishaw rappresentano ‘l’ultima cena’, richiesta da una serie di condannati a morte negli Stati Uniti, sottolineando il rapporto profondo tra chi siamo e cosa scegliamo di bere e mangiare.

INTERVISTA CON ILARIA BONACOSSA
Di Elena Bordignon

 

Antinori Art Project ospita negli spazi della Cantina Antinori a Bargino la mostra “STILL-LIFE Remix. 26 artisti contemporanei reinterpretano la Natura Morta”. Perché hai scelto questo tema tanto affascinante quanto vasto per rimandi sia culturali che storici?

Ilaria Bonacossa: Tutta l’Italia sembrava improvvisamente ossessionata dal cibo in risposta al tema di EXPO feeding the planet…e mi sono resa conto che un tema classico come la natura morta era fortemente legato ai temi di EXPO ma anche un’importante categorizzazione storico artistica. Più ampliavo le ricerche e più mi rendevo conto che moltissimi artisti contemporanei si sono cimentati e tuttora si cimentano con la natura morta perchè è un tema in qualche modo eterno. Credo anche che per gli artisti, l’approfondire questo tema sia un modo di inserire il loro lavoro in una ‘storia’.

Ci sono delle opere in mostra in cui sono evidente i rimandi a delle opere importanti nella storia dell’arte? Anche in merito alle tue scelte, avevi come guida delle opere del passato a chi hai tratto ispirazione?

IB: Le nature morte del ‘600, in particolare quelle fiamminghe. Pieter Claesz, è uno dei miei pittori preferiti di quel periodo. Certo, non mancano gli esempi nell’arte italiana, penso alla canestra di Caravaggio, ai fratelli Campi di Cremona, mentre nel Novecento De Pisis – in occasione di questa mostra, la famiglia Antinori presenterà due tele di natura morta negli spazi delle collezioni – e Morandi con le sue nature morte di bottiglie. Ma penso anche anche al periodo della Metafisica con i Carrà. Guardando indietro è come se ci si accorgesse che molte rivoluzioni formali nella storia dell’arte sono passate attraverso l’elaborazione del genere della natura morta: il Cubismo con Braque e Picasso, ma anche Cezanne con le sue mele e Matisse con quella tela meravigliosa con il vaso di pesci rossi su un tavolo….

A tuo parere,  perché gli artisti contemporanei sono ancora interessati alla Natura Morta?

IB: Credo che l’idea di rappresentare qualcosa di inutile, passato, non solo permetta loro di cimentarsi con una tradizione ma in qualche modo gli consente di potersi concentrare sul fare arte, sulla tipologia del lavoro e non tanto sul soggetto. Inoltre questo tema evoca il passare del tempo e l’ineluttabilità della morte, temi che anche con la scienza moderna e la post-modernità restano centrali alla vita di ognuno.

Rispetto alla vasta e complessa iconografia della ‘natura morta’ affrontato nella  storia dell’arte, come è cambiato, a livello espressivo, questo tema nelle opere d’arte contemporanea?

IB: Il tema si è arricchito di oggetti, non nobili, dettagli della vita quotidiana che entra in molti tableau o fotografie o installazioni. Molte opere si confrontano con ironia con la tradizione, giocando a destrutturare un’iconografia data per scontata. Quello che però resta costate è l’assenza di esseri umani…

In merito alla opere site-specific, mi racconti in cosa consistono e come si sono relazionate allo spazio a Bargino?

IB: Il giovane svizzero (formatosi a Glasgow) Nicolas Party ha creato un grande wall drawing per le pareti esterne del primo piano della cantina. Un wall painting fatto a pittura spray in cui mele e pere e frutta gigante dai colori improbabili circonda lo spettatore portandolo in un mondo onirico e surreale. Vedendo il lavoro mi è sembrato logico legare il lavoro di Party ad un genio come Balthus, le cui nature morte restano sorprendenti esperimenti pittorici. Parlando con l’artista che è rimasto sedotto dalla location, mi sono accorta che gli artisti disegnano, dipingono e fotografano la frutta per raccontare il fluttuare del tempo. Consapevoli che il singolo frutto dura a stento più di una settimana è come se cercassero di trasmettere  ad uno spettatore anche di 100 anni dopo, cosa è una mela… o il mistero che si cela nella sua caducità.